Pasolini: "Consumismo genocidio delle culture"

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  1. tjda08
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    CITAZIONE
    Pier Paolo PASOLINI
    Il genocidio degli italiani

    tratto da: Il Sabato, 24.04.1993, n. 17, pag. 3.

    Pasolini aveva ragione. Lo ha scritto Giulio Andreotti, alla vigilia dell'avviso di garanzia che lo avrebbe colpito. Nell'Italia del '93, al termine di una fase durata 45 anni, le parole di Pasolini risultano attualissime. Ecco tre brani tratti da Scritti corsari che rappresentano uno spunto di riflessione e insieme un giudizio profetico anche in merito a quello che stiamo vivendo.
    E' stata la propaganda televisiva del nuovo tipo di vita «edonistico» che ha determinato il trionfo del «no» al referendum (Pasolini si riferisce alla vittoria dei divorzisti, nel 1974, ndr). Non c'è niente infatti di meno idealistico e religioso del mondo televisivo. E' vero che in tutti questi anni la censura televisiva è stata una censura vaticana. Solo però che il Vaticano non ha capito che cosa doveva e cosa non doveva censurare. Doveva censurare per esempio «Carosello», perché è in «Carosello», onnipotente, che esplode in tutto il suo nitore, la sua assolutezza, la sua perentorietà, il nuovo tipo di vita che gli italiani «devono» vivere. E non mi si dirà che si tratta di un tipo di vita in cui la religione conti qualcosa. D'altra parte le trasmissioni di carattere specificamente religioso della Televisione sono di un tale tedio, di un tale spirito di repressività, che il Vaticano avrebbe fatto bene a censurarle tutte. Il bombardamento ideologico televisivo non è esplicito: esso è tutto nelle cose, tutto indiretto.
    Ma mai un «modello di vita» ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo o di donna che conta, che è moderno, che è da imitare e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! Il linguaggio della televisione è per sua natura il linguaggio fisico-mimico, il linguaggio del comportamento. Che viene dunque mimato di sana pianta, senza mediazioni, nel linguaggio fisico-mimico e nel linguaggio del comportamento nella realtà. Gli eroi della propaganda televisiva -giovani su motociclette, ragazze accanto a dentifrici- proliferano in milioni di eroi analoghi nella realtà.
    Appunto perché perfettamente pragmatica, la propaganda televisiva rappresenta il momento qualunquistico della nuova ideologia edonistica del consumo: e quindi è enormemente efficace.
    Se al livello della volontà e della consapevolezza la televisione in tutti questi anni è stata al servizio della Democrazia cristiana e del Vaticano, al livello involontario e inconsapevole essa è stata invece al servizio di un nuovo potere, che non coincide più ideologicamente con la Democrazia cristiana e non sa più che farsene del Vaticano (sul Mondo, 11 luglio 1974).
    Durante la «fase della scomparsa delle lucciole» (anni sessanta e settanta) si ha un completo rovesciamento della situazione: si ha cioè quella «soluzione di continuità» che io non ho esitato, e non esito ora, a dichiarare millenaristica: il passaggio da un'epoca umana a un'altra, dovuta all'avvento del consumismo e del suo edonismo di massa: evento che ha costituito, soprattutto in Italia, una vera e propria rivoluzione antropologica. In questa «fase» a spingere la Democrazia cristiana alle Opere non è stata (se non relativamente, all'inizio) la classe operaia guidata dal Pci: sono stati, al contrario, i padroni, con la loro inarrestabile «espansione economica». La quale ha appunto costruito -attraverso un'inebbriata Democrazia cristiana- miriadi di case e ha risucchiato dalla campagna milioni di contadini.
    Anche in questo la Democrazia cristiana non c'entra. Tanto non c'entra che (pare) non si è nemmeno accorta di nulla. Non si è accorta di essere divenuta, quasi di colpo, nient'altro che uno strumento di potere formale sopravvissuto, attraverso cui un nuovo potere reale ha distrutto un paese. Andreotti non spende naturalmente che due parole, rispondendomi, a proposito della Chiesa. Ma la Chiesa è appunto uno di quei valori che il nuovo potere reale ha distrutto, compiendo un vero e proprio genocidio di preti, che rientra nel quadro di un ben più imponente e drammatico genocidio di contadini (sul Corriere della Sera, 9 febbraio 1975).
    Dirò subito, e l'avrete già intuito, che la mia tesi è molto più pessimistica, più acremente e dolorosamente critica di quella di Napolitano. Essa ha come tema conduttore il genocidio: ritengo cioè che la distruzione e sostituzione di valori nella società italiana di oggi porti, anche senza carneficine e fucilazioni di massa, alla soppressione di larghe zone della società stessa. Non è del resto un'affermazione totalmente eretica o eterodossa. C'è già nel Manifesto di Marx un passo che descrive con chiarezza e precisione estreme il genocidio ad opera della borghesia nei riguardi di determinati strati delle classi dominate, soprattutto non operai, ma sottoproletari o certe popolazioni coloniali. Oggi l'Italia sta vivendo in maniera drammatica per la prima volta questo fenomeno: larghi strati, che erano rimasti per così dire fuori della storia -la storia del dominio borghese e della rivoluzione borghese- hanno subito questo genocidio, ossia questa assimilazione al modo e alla qualità di vita della borghesia.
    Come avviene questa sostituzione di valori? Io sostengo che oggi essa avviene clandestinamente, attraverso una sorta di persuasione occulta. Mentre ai tempi di Marx era ancora la violenza esplicita, aperta, la conquista coloniale, l'imposizione violenta, oggi i modi sono molto più sottili, abili e complessi, il processo è molto più tecnicamente maturo e profondo. I nuovi valori vengono sostituiti a quelli antichi di soppiatto, forse non occorre nemmeno dichiararlo dato che i grandi discorsi ideologici sono pressoché sconosciuti alle masse (la televisione, per fare un esempio su cui tornerò, non ha certo diffuso il discorso di Cefis agli allievi dell'Accademia di Modena).
    (...) Ecco l'angoscia di un uomo della mia generazione, che ha visto la guerra, i nazisti, le SS, che ne ha subito un trauma mai totalmente vinto. Quando vedo intorno a me i giovani che stanno perdendo gli antichi valori popolari e assorbono i nuovi modelli imposti dal capitalismo, rischiando così una forma di disumanità, una forma di atroce afasia, una brutale assenza di capacità critiche, una faziosa passività, ricordo che queste erano appunto le forme tipiche delle SS: e vedo così stendersi sulle nostre città l'ombra orrenda della Croce uncinata. Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, parlare (su Rinascita, 27 settembre 1974).

    Con le parole di Pasolini, vorrei aprire un dibattito sulla società dei consumi di oggi, che, rinuncia agli ideali per omologari ai disvalori della globalizzazione.
    Secondo l'analisi di Pasolini, che poi segue la filosofia culturale intrapresa da Marx e Weber, il consumismo, quindi anche la globalizzazione, ha portato ad un impoverimento culturale generale.

    Cosa ne pensate?

    Edited by tjda08 - 10/6/2013, 13:34
     
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  2. Spak_
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    Non c'è molto da ridire, è una fotografia dell'attuale società in cui viviamo, dove è più importante l'ego della felicità, dove i valori non hanno più sostanza, e dove l'ente che dovrebbe pensare per il bene comune, pensa al proprio bisogno e quasi mette in difficoltà la comunità.
     
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  3. Spak_
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    CITAZIONE (Dadz @ 5/11/2012, 20:03) 
    Ma i valori di chi? Anche quelli ruotano intorno al consumismo sono valori.

    CITAZIONE
    dove è più importante l'ego della felicità

    Quale è il nesso logico?

    Ma non sono i veri valori per cui l'uomo è stato concepito...l'uomo non è stato concepito per consumare e produrre...o almeno io non vorrei che fosse così...no ho proprio voglia di vivere come un automa, o come un vegetale.

    Non ritrovi proprio alcun riferimento tra le due sfere ego e felicità?
    E' abbastanza complesso spiegarlo quanto comprenderlo, se hai voglia di approfondire questo riferimento magari potremmo parlarne in privato, in quanto non credo che la questione sia inerente al contesto e quindi andrei in off-topic. Quindi se hai voglia...
     
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  4. Spak_
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    CITAZIONE (Dadz @ 6/11/2012, 20:18) 
    È un concetto relativissimo. Il fatto stesso che sia stato concepito e che lo sia stato per un certo obiettivo presuppone una certa visione metafisica del mondo. Comunque non mi sembra che la società ruoti attorno al produco-consumo come un vegetale, semmai altro ma non questo.

    Vorrei capire in che realtà vivi...cioè sei circondato da: stereotipi di persone dove la gente pensa di più ad assomigliare a certe persone che a pensare con la propria mente, una società dove si viene messi uno contro l'altro, si parla dalla politica e la suddivisione tra destra e sinistra, lo sport in particolar modo il calcio, dove ci sono risse tra tifosi di squadre diverse fino ad arrivare a stereotipi "alternativi" dove uno pensa che sia giusto far sposare gli omosessuali ed altri no, c'è chi vuole diventare vegano...
    Insomma ogni giorno mettendoci davanti alla tv siamo sottomessi ad una propaganda sterminante che racchiude un frazionamento del pensiero soggetti...che è sempre più lobotomizzante.
    Stessa propaganda che ti fa comprare il cellulare ultimo modello anche se cambia di 1 centimetro, ti fa comprare beni secondari che magari non ti servono neanche ma che la pubblicità ti induce a comprarla, dove è più presente il programma trash che quello d'informazione...
    Cioè pensare che la società attuale non ruoti attorno al concetto "produco - consumo" come se fossimo semplicemente atti a fare questo, mi pare palese...
     
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  5. Spak_
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    Ma la degradazione è provocata da loro.
    Io non ritengo di fare qualunquismi ed estremismi, io cerco di interpretare l'attualità così com'è, e la causa la attribuisco a "media e poteri forti" ma non perchè sono un complottista o perchè l'ho letto su internet, ma perchè dopo un po' di riflessioni sono arrivtà a questa consclusione. Chi gestisce l'informazione in italia? Chi gestisce il calcio o comunqe sia chi lo trasmette? Chi influenza tramite la propaganda certi pensieri? Ogni riferimento riporta a loro secondo me.
    Se poi un soggetto si faccia o meno influenzare sta a scelta sua, se a me va bene sottostare alle scelte degli altri, se a me va bene andare al lavoro per avere uno stipendio e mangiare ma perchè penso di non avere altra scelta, quello rimane nel libero arbitrio di ogniuno di noi.
    Poi ovviamente se mi dici che è colpa nostra se rimaniamo sottomessi alle loro decisioni, quello si ne sono d'accordissimo, ma io parlo di collettività, parlo delle persone che mi circondano, parlo della maggioranza.

    CITAZIONE
    Abbozzando una analisi con le mie ancora scarse conoscenze storiche e filosofiche, proverei a dire che da quando esistono grandi impianti ideologici (per non retrodatare ulteriormente), cristianesimo in primis, la società nel complesso non è mai stata molto critica; prima grandi ideologie che il corso storico ha dissolto, ora un disordine diffuso.

    Penso che la nostra posizione geografica, finchè vivremo in uno stato all'interno di cui (fisicamente e magari non solo) c'è il Vaticano, non ci darà mai pace. Penso che la posizione dell'Italia sia diversa proprio per questo motivo.
    La società (la nostra), non ha la capacità di farsi domande, qualunque cosa è inopinabile, è così e così deve rimanere, per colpa di chi? CHI L'HA DECISO? DIO? (riferendomi al cristianesimo), I POTERI FORTI (riferendomi alle cospirazioni). Per colpa nostra che non abbiamo in noi lo spirito di conoscenza, verità oppure perchè siamo stati influenzati? E se fosse così, da chi?

    E da questo si ritorna al concetto di prima...

    Posso saperne più o meno di te, non lo so, ma ti ringrazio comunque per la possibilità di avere uno scambio di opinioni.
     
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4 replies since 15/9/2012, 14:58   640 views
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